Dalla definizione più generica di mal di testa alla definizione di due disturbi molto diversi fra loro, emicrania e cefalea
Che il generico “mal di testa” sia un disturbo così comune da aver colpito almeno una manciata di volte nella vita praticamente tutta la popolazione, non ci sono dubbi, eppure in questa generica definizione possiamo distinguere due disturbi nettamente distinti fra loro, Emicrania e Cefalea. Partiamo da qui.
Emicrania: un dolore localizzato e diversi disturbi secondario
L’Emicrania è un dolore localizzato in una parte circoscritta della testa; può essere accompagnato da disturbi secondari come nausea, vomito e ipersensibilità a luce, rumori e odori. Questo disturbo rientra tra i tre tipi di mal di testa più diffusi e riguarda circa il 10% della popolazione.
Gli attacchi hanno una durata variabile, possono infatti durare da qualche ora fino a tre giorni. Solitamente il primo attacco si presenta in gioventù con uno o più dei seguenti sintomi:
- mal di testa pulsante a volte localizzato in un lato della testa
- nausea, con o senza vomito
- ipersensibilità a luce, rumori ed odori
- stanchezza e senso di pesantezza sugli occhi
Le cause dell’emicrania non sono ancora perfettamente chiare. Si tratta di un disturbo che coinvolge il sistema nervoso centrale e alcuni neurotrasmettitori del dolore. Dipende da una vasodilatazione a livello cerebrale che è ritenuta la causa del dolore ed è un disturbo soggetto a predisposizione familiare. È considerata una malattia di genere, in quanto colpisce le donne in percentuale assolutamente superiore rispetto agli uomini, (il rapporto è di 3 a 1) per via della stretta correlazione con le variazioni ormonali.
Infatti nonostante non siano ancora completamente note tutte le ragioni all’origine del disturbo fra i fattori scatenanti accertati c’è l’incapacità nei soggetti che ne soffrono di adattarsi tranquillamente ai cambiamenti di tipo biochimico, come nel caso delle variazioni ormonali e ai cambiamenti ambientali, come le alterazioni sensoriali o i cambiamenti climatici. Collegati a questo tipo di disturbo anche lo stress, l’alimentazione e un eccessivo sforzo fisico.
Cefalea: dolore alla parte alta della testa che si irradia anche a mandibole collo e spalle
La Cefalea, indica tutti i dolori alla regione della testa che si percepiscono al di sopra della linea immaginaria delle orecchie. Questo disturbo può essere innescato anche da situazioni di carattere muscolo/tensivo, da disturbi oculari, affaticamento mentale. Anche in questo caso tutti lo stress risulta fortemente peggiorativo per le condizioni di salute dei pazienti.
Spesso il dolore alla testa, oltre a colpire la parte alta, si irradia anche alla zona delle mandibole, al collo, alle spalle.
I nostri consigli e i test da fare in presenza di problemi di emicrania e cefalea
Nella pratica quotidiana si è visto come la correzione dell’alimentazione, mediante l’eliminazione e/o limitazione del consumo di alcuni alimenti porti giovamento ai soggetti che sono affetti con una certa frequenza da emicrania e cefalea.
Del resto una corretta alimentazione è determinante per mantenere in salute il nostro intestino, organo che incide indirettamente su ormoni, stress e gestione dello sforzo fisico. Un regime alimentare corretto, inoltre, contrasta le condizioni che aggravano lo stato infiammatorio, spesso alla base delle crisi di emicrania e cefalea. Per queste ragioni consigliamo in presenza di questi disturbi di fare controlli approfonditi anche in questa direzione.
Particolarmente indicati per questo tipo di disturbo sono il Gut Screening ed i Test delle Intolleranze Alimentari (IBA) Con il gut screening, eseguiamo l’analisi della parte microbiologica e della parte digestiva del microbiota intestinale e otteniamo una fotografia dettagliata delle condizioni dell’intestino; con il test delle intolleranze alimentari, eseguiamo un test in vitro su sangue, il Test Citossico I.B.A (Indagine Bioematologica Alimentare). Particolarmente attendibile questo tipo di esame prevede che un’estratto di cibo sia messo a contatto con i globuli bianchi vivi del paziente; l’osservazione della reazione innescata dal contatto con l’estratto consente di stabilire se si tratti o meno di un alimento allergizzante.