Diversi gli studi che indagano il possibile nesso fra depressione e deficit di folati
Abbiamo già a avuto modo di precisare come una carenza di folati danneggi la salute nel suo complesso e possa ripercuotersi negativamente sullo sviluppo fetale in gravidanza. Tuttavia, una certa linea di ricerca scientifica da tempo indaga l’associazione tra deficit di folati, difficoltà nella sintesi della serotonina (il neurotrasmettitore collegato con il senso di piacere e di gratificazione), e la depressione.
Diversi studi del passato, del resto, avevano fatto emergere un dato interessante: almeno un terzo delle persone curate per depressione mostravano anche bassi livelli di folati. Un’incidenza troppo elevata per essere considerata trascurabile. Si tratta di un campo di studi da ampliare, anche perché il meccanismo che leghi in modo chiaro la quantità di folati circolante, la sintesi di serotonina e la stabilità dell’umore non è affatto chiaro, così come sarebbe da stabilire la quota di folati necessaria nelle terapie antidepressive con effetto coadiuvante.
Quello che si sa finora, è che esiste un legame, un nesso, sebbene non necessariamente di causa-effetto, tra deficit di folati e depressione. Pertanto colmare il proprio fabbisogno di folati/vitamina B9 anche con l’eventuale aiuto di un integratore, può rappresentare una buona strategia preventiva soprattutto nei casi di predisposizione/familiarità alla depressione, nonché di sostegno nella malattia conclamata in qualunque sua fase (acuta o cronica).
In ogni caso, analisi delle urine e del sangue, e attenta valutazione da parte del proprio medico/specialista, risultano indispensabili.
I numeri della despressione
In Italia, la depressione è il disturbo mentale più diffuso, con una prevalenza stimata del 7% della popolazione oltre i 14 anni ( Fonte: Istituto Superiore di Sanità – Sorveglianza PASSI).
È una condizione che può colpire chiunque, indipendentemente dall’età, dal livello di istruzione o dal reddito, con una maggior incidenza, secondo gli studi, delle donne rispetto agli uomini, con un rapporto di 2:1, nell’anziano e in pazienti con patologie croniche. Si tratta di un disturbo che può avere un impatto significativo sulla vita sia personale che professionale dell’individuo, per cui è importante chiedere aiuto a un professionista.
Cosa ti consigliamo di fare
Se avete bisogno di analizzare con esami specifici i livelli di folati potete effettuare un dosaggio dei folati attraverso un esame del sangue. Considerate che i valori normali si situano tra 3,89 ng/Ml (nanogrammi per millilitro di sangue) e 26,8 ng/Ml. Oppure potete sottoporvi ad un test delle urine specialistico e ad ampio spettro, che analizzi i metaboliti dei folati, ovvero rilevi la capacità del tuo corpo di assorbire queste sostanze. Si tratta, quindi, di un esame completo che permette di analizzare gli acidi organici e tracciare il tuo profilo metabolico e nutrizionale solo con un campione di urine. Oltre a rilevare la concentrazione dei metaboliti della pirimidina associati al metabolismo dei folati, potrai scoprire se nascondi altre carenze vitaminiche (es. della vitamina B12). Con un quadro completo sarà molto più semplice anche per il medico valutare quale tipo di intervento sia il più efficace.