Lo stress: da meccanismo fisiologico a squilibrio pericoloso, da eustress a distress
Parliamo di stress e per non tralasciare nulla partiamo dalle definizioni. Lo stress è un meccanismo fisiologico di adattamento ambientale che interessa tutti gli esseri umani e ci accomuna agli altri mammiferi. Quando captiamo un segnale di pericolo, di qualunque tipo e da qualunque sorgente, il nostro sistema nervoso attiva uno stato di allerta che coinvolge tutto il corpo: aumentano i battiti del cuore, le pupille si dilatano, il sangue affluisce copiosamente a tutti i muscoli affinché siano pronti a “scattare” (ad esempio, in caso dovessimo fuggire a gambe levate), lo stato di vigilanza mentale raggiunge l’apice, sudiamo di più, tutti i sensi sono acuiti.
Siamo in attesa di “scappare o combattere”. Perché questo è ciò che i nostri progenitori dovevano essere in grado di fare in un mondo particolarmente inospitale, pieno di insidie e pericoli mortali. Una volta risolto il problema, evitati i rischi e superato il momento di tensione, lo stato di allarme pian piano si risolve in una condizione di calma post tensione.
Se ci pensiamo, stress e ansia sono strettamente collegate, perché si tratta di due condizioni associate alla necessità di prepararci ad affrontare una crisi. L’ansia da prestazione, ad esempio, è quella che ci consente di sostenere un esame difficile con quella giusta condizione di “allerta” che altrimenti non ci farebbe dare il meglio di noi. Lo stress come meccanismo fisiologico funzionale all’adattamento e alla nostra sicurezza si definisce EUSTRESS.
Ansia e stress cronici
Non sempre, però, ansia e stress sono utili e “sani”. Non sempre sono necessari e non sempre sono occasionali. Quando entrambi si cronicizzano, in condizioni in cui non abbiamo nessuna necessità di “scappare o di combattere”, allora la nostra salute generale può risentirne pesantemente. Potremmo, ad esempio, non essere più in grado di sentirci “al sicuro”, e questa tendenza depressiva può dipendere da una incapacità dell’organismo di innescare il meccanismo del piacere e della ricompensa che abbiamo visto, e che dipende dalla produzione endogena di dopamina.
Il ciclo dello stress coinvolge diversi neurotrasmettitori, dei quali i principali sono adrenalina, noradrenalina e cortisolo. Sono i responsabili dell’ansia/allarme – con i sintomi i correlati tra cui tachicardia, sudori freddi, tremori, senso di oppressione al petto – che ci procura una situazione di cui abbiamo paura, del tutto nuova e quindi potenzialmente pericolosa. Uno stato che ci serve per capire che dobbiamo agire con prontezza per metterci in salvo o trovare soluzioni veloci, o per affrontare la sfida che abbiamo di fronte. Una volta che iniziamo ad agire, infatti, ritroviamo la lucidità, e una volta superato il problema, in noi si innesca il sistema di ricompensa che ci fa sentire euforici (come accade quando abbiamo superato brillantemente un esame che ci terrorizzava).
Ma il ciclo dello stress può anche prolungarsi, la tensione accumularsi senza mai trovare tregua, l’ansia divorarci senza ragione, e il meccanismo della ricompensa non attuarsi mai. Quando ci troviamo in queste condizioni e lo stress assume solo valenza negativa parliamo di DISTRESS.
Questo accade perché lo stress cronico – oggi condizione comune e diffusa anche tra le persone più giovani – a livello cerebrale inibisce la produzione di dopamina e quindi il relativo effetto euforizzante e stimolante.
Le catecolamine, dopamina, adrenalina e noradrenalina, sono strettamente collegate, e uno squilibrio nella produzione dell’una comporta uno scompenso anche nel rilascio della altre. La noradrenalina (o epinefrina), ad esempio, dipende in buona parte proprio dalla produzione di dopamina, ma il suo ruolo è chiave nella risposta fisiologica allo stress e ai traumi che possono generare stati di forte tensione, paura e allarme. Si ipotizza, inoltre, che proprio questo neurotrasmettitore, che come le altre catecolamine è anche un ormone, sia responsabile della sensibilizzazione agli eventi traumatici, condizione che si manifesta in una risposta eccessiva a stimoli che “somigliano” ai traumi originari.
I percorsi di produzione e rilascio dei neurotrasmettitori dello stress (sia in positivo che in negativo) sono diversi e possono dare risposte diverse anche se altri fattori interferiscono con la loro attività “segnaletica”. Uno squilibrio nella produzione può dipendere da molte condizioni e causare disturbi diversi.
La dopamina è il neurotrasmettitore del rinforzo positivo, delle farfalle nello stomaco, delle emozioni collegate a tutto ciò che procura un piacere fisico e psicologico, che ci elettrizza. La dopamina concorre in modo importante al raggiungimento dei nostri obiettivi stimolando il nostro sistema nervoso e agisce non da sola. Gli altri neurotrasmettitori coinvolti nel ciclo dello stress positivo e nel circuito della ricompensa sono l’adrenalina, altra catecolamina e la serotonina.
Come lavora a livello cerebrale la dopamina?
Come tutti i neurotrasmettitori funziona un po’ come la chiave con la serratura. Nei neuroni, infatti, c’è una proteina detta recettore alla quale si lega la dopamina consentendo all’informazione di essere comunicata, e poi di diffondersi nel cervello e nel sistema nervoso attraverso diversi percorsi di trasmissione. A quel punto si innescano gli effetti associati ai segnali della dopamina sia a livello neuromotorio che psicologico. Attenzione: i recettori delle sinapsi neuronali non sono tutti uguali. Ciò significa che a seconda del recettore cui la dopamina si lega, diverse saranno le risposte al segnale, e, conseguentemente, diverse le aree di intervento a livello psicofisico.
Finora abbiamo inteso la produzione di dopamina solo in senso positivo. Ma non è sempre così. Ci sono diversi studi che associano ad una eccessiva produzione di dopamina malattie mentali tra cui la schizofrenia e la sindrome ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività), e a livelli insufficienti condizioni più comuni quali stress cronico, ansia, insonnia, depressione. Si rilevano basse concentrazioni di dopamina anche nelle persone che si ammalano di patologie neurodegenerative a carico dell’apparato locomotore, tra cui il morbo di Parkinson.
Infine, trattandosi del neurotrasmettitore che lavora sui circuito della ricompensa, la dopamina – quando squilibrata – è anche all’origine della tendenza alle dipendenze. Ciò accade perché lo stimolo piacevole che ricaviamo da alcune attività o dall’assunzione di alcune sostanze (tra cui le droghe), ci spinge a ricercarlo in maniera compulsiva. Il deficit di dopamina, che è collegato al ciclo dello stress e è anche la condizione più diffusa associata ad uno squilibrio nella produzione di questo importante neurotrasmettitore.
Cosa ti consigliamo di fare
Attraverso il profilo metabolomico degli acidi organici, da un campione di urine, possiamo fornire allo specialista informazioni importanti sul tuo stato di salute e sui tuoi livelli di stress. Grazie a questo esame specialistico, potranno essere rilevate le concentrazioni dei metaboliti dei neurotrasmettitori, ovvero il prodotto finale del loro processo metabolico, e in particolare l’HVA (metabolita della dopamina), e VMA (metabolita dell’epinefrina-noradrenalina). Contattaci per maggiori informazioni.
FONTI:
- https://lms.mrc.ac.uk/chronic-stress-dampens-dopamine-production/
- https://www.simplypsychology.org/the-role-of-dopamine-as-a-neurotransmitter-in-the-human-brain.html
- https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0031938407000753
- https://www.nature.com/articles/s12276-020-00532-4
- https://www.istitutobeck.com/neurotrasmettitori-trauma?sm-p=157773251
- https://lms.mrc.ac.uk/chronic-stress-dampens-dopamine-production/
- https://elifesciences.org/articles/46797.pdf